Federer, Hemingway, la famiglia, la Fiorentina: la top 10 di Matteo Berrettini
Dieci cose da sapere sul secondo italiano capace di raggiungere i quarti di finale dello Us Open
Berrettini è il secondo italiano nell'era Open a raggiungere i quarti allo Us Open. Il primo fu Corrado Barazzutti nel 1977, quando arrivò in semifinale a Forest Hills: è la famosa partita in cui Connors salta la rete per cancellare il segno e di fatto rubargli un punto. E' il nono italiano nei quarti di uno Slam (16 presenze complessive) nell'era Open dopo Panatta, Bertolucci, Barazzutti, Caratti, Furlan, Sanguinetti, Fognini e Cecchinato.
Con i quarti di finale allo Us Open, Berrettini è sicuro di migliorare il suo best ranking. Sarà almeno numero 18 del mondo la prossima settimana. Solo cinque italiani sono arrivati più in alto in classifica nell'era del ranking computerizzato: Adriano Panatta (4), Corrado Barazzutti (7), Fabio Fognini (9), Paolo Bertolucci (12) e Marco Cecchinato (16)
Nel 2019, Berrettini ha vinto due titoli, a Budapest e Stoccarda. In Germania, ha tenuto tutti i 50 turni di battuta del torneo contro Kyrgios, Khachanov, Kudla, Struff e Auger-Aliassime. Anche a Gstaad l'anno scorso, aveva vinto il titolo, il suo primo ATP, senza perdere il servizio. Dal 1999, quando le palle break vengono registrate per tutti i turni, solo Roger Federer ha conquistato più volte il titolo senza mai concedere break
Nei primi anni di carriera, prima di potersi concedere qualche vacanza in mete di lusso, Matteo girava per i tornei in camper con il papà Luca, ex dirigente di Publitalia. Luca ha fondato la Rome Tennis Academy insieme al produttore Massimiliano Lancellotti. Ha coinvolto anche Vincenzo Santopadre, storico coach di Matteo
"La famiglia viene prima di tutto" ha detto Berrettini dopo la vittoria su Rublev. Una parte del merito dei suoi successi va al fratello Jacopo, più giovane di due anni, che ha cominciato prima a giocare a tennis. A 10 anni, Matteo credeva di non avere un futuro, avrebbe voluto smettere per dedicarsi al basket. Jacopo l'ha convinto a continuare. "Quando sono nelle giornate negative, in cui penso troppo" ha spiegato Matteo al Foro Italico, "mi ispiro a lui che riesce ad essere più leggero, a farsi scivolare le cose addosso"
Berrettini inizia a giocare a otto anni al Circolo Magistrati della Corte dei Conti, a Roma. La maturità precoce colpisce il direttore tecnico del circolo, Raoul Pietrangeli, il suo primo maestro. Cresciuto nel quartiere dei Prati Fiscali, si iscrive al Liceo Scientifico Archimede di via Vaglia, un
“palazzone” nato per abitazioni civili e poi recuperato per uso scolastico che negli anni Sessanta e Settanta era diventato un luogo di passione e di impegno politico. Berrettini completa gli studi, dando però l'esame di maturità da privatista.
Per un tennista romano, il Foro Italico è e sarà sempre un luogo speciale. Il cuore che batte nel cuore di Roma ha un peso particolare. Matteo Berrettini l'ha conosciuto prima da appassionato e poi da giocatore. L'anno scorso ha sconfitto Frances Tiafoe in un Pietrangeli traboccante di
entusiasmo. Quest'anno ha centrato la prima vittoria in carriera contro un top 10, Alexander Zverev. Gli Internazionali BNL d'Italia non saranno mai un torneo come gli altri
Berrettini però non tifa per la Roma e per la Lazio, ma per la Fiorentina. Ha ereditato questa passione dal nonno Piero, che ha iniziato a lavorare alla Olivetti. Anche il padre da piccolo andava allo stadio, e ha trasmesso il tifo per i viola a tutta la famiglia. Negli ultimi tempi, però, segue meno il calcio. Resta grande appassionato di NBA. Non a caso i suoi due idoli sono Roger Federer e LeBron James.
Federer l'ha incontrato quest'anno, agli ottavi di Wimbledon, i suoi primi in uno Slam. "L'ho ringraziato per la lezione a fine partita" ha spiegato in conferenza stampa. "Giocare con Roger è sempre stato il mio sogno, poi figuriamoci su questo campo. Sono orgoglioso del mio percorso. Dalle sconfitte ho sempre imparato e mi servirà anche questa volta". A New York è diventato chiaro quanto gli sia servita. E quanto abbia imparato. Il cielo è il suo limite
Berrettini è sempre stato un ragazzo coraggioso e curioso, ha detto l'amico e mental coach Stefano Massari. E' anche grazie a lui che Matteo ha allargato gli orizzonti. Legge Bunker, Bukowski, Hemingway. Adora il cinema di Tarantino, Kubrick, Sergio Leone. Ha scoperto Moretti e Sorrentino. Spalle larghe e occhi che abbracciano mondi nuovi: Matteo guarda lontano