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L'attrezzatura del campione

L’ultima racchetta di Djokovic è Leggenda

Alla vigilia del suo debutto 2024 sulla terra battuta a Monte-Carlo il n.1 del mondo è stato protagonista allo Yacht Club del Principato di un evento organizzato dalla Head per presentare il nuovo attrezzo al lui dedicato, la Speed Legend. A presentarlo c’era il suo ex rivale Ivan Ljubicic

di | 09 aprile 2024

Novak Djokovic con Ottmar Barbian, vice presidente esecutivo di Head e Thomas Bischof, responsabile dello sviluppo delle racchette dei Pro

Novak Djokovic con Ottmar Barbian, vice presidente esecutivo di Head e Thomas Bischof, responsabile dello sviluppo delle racchette dei Pro

Che Djokovic sarà? Era questo il quesito inespresso che covava nell’attesa di rivedere il n.1 del mondo dopo la sconfitta precoce di Indian Wells (contro il nostro Luca nardi), la rinuncia al torneo di Miami e la separazione dal coach Goran Ivanisevic.

Il serbo, che nonostante le sconfitte del 2024 (particolarmente pesante quella contro Jannik Sinner nella semifinale degli Open d’Australia) è ancora saldamente in testa al ranking, prima ancora che sul campo è apparso (in splendida forma accompagnato dalla moglie Jelena e dai figlioli Stefan e Tara) allo Yacht Club di Monaco, per un evento in suo onore.

Ad accoglierlo infatti c’era lo stato maggiore della Head, il suo fornitore di racchette (il vice presidente esecutivo Ottmar Barbian, con il responsabile dello sviluppo delle racchette per il team pro Thomas Bischof) per la presentazione al mondo della sua nuova racchetta, dal nome emblematico: Legend, per la precisione, Speed Legend.

Un attrezzo tutto nero, sviluppato come sempre sulle specifiche richieste dal fuoriclasse di Belgrado ma declinato sulla colorazione che a lui piace di più: nero, total black. Al posto della vernice bianca che, insieme a quella nera, ha contraddistinto la collezione Head Speed, di cui Nole utilizza il modello Speed Pro dal 2009, il telaio in certe zone è stato lasciato a nudo, con i nervi di carbonio scoperti, visibili sotto uno strato traslucido.

Le racchette di Novak (all’interno del cuore, sui suoi esemplari, fa scrivere solo il suo nome) saranno così, nella loro forma più cruda, essenziale, per accompagnarlo a vivere in presa diretta l’ultima parte della sua carriera leggendaria, con i 24 Slam e le 420 settimane da n.1.

Head Speed Legend sarà nei negozi, fisici e online, a partire da fine maggio ma Djokovic la utilizza già in questi giorni a Monte-Carlo: ecco il motivo di questa prima visione alla vigilia del suo match contro il russo Safiullin.

Inutile attendere: meglio togliere il velo e mostrare l’ultimo capitolo di una storia, quella tra Head e Djokovic, cominciata addirittura nel 2005, quando alle prime apparizioni negli Slam, il diciottenne rampante utilizzava una Head Radical Liquidmetal, lo stesso telaio che, in versione oversize, veniva ancora impugnato da Andre Agassi.

Dopo una pausa di qualche stagione, l’esperimento di rivolgersi a un altro grande marchio, la storia sarebbe ripresa nel 2009 per non avere fine.

Sarebbe ricominciata con una bianca Youtek Speed per attraversare un quindicennio di successi strepitosi culminati con il 24° Slam agli Us Open 2023, il settimo titolo alle Nitto ATP Finals a Torino 2023.

Così, prima di poter avere tra le mani la nuova racchetta fiammante Djokovic si è trovato a riattraversare questa favolosa storia di racchette e tronfi, accompagnato da Ljubicic in una sorta di galleria dove gli esemplari originali delle sue racchette, in ordine cronologico, componevano una galleria di capolavori artistici: al posto delle didascalie, l’elenco dei grandi tornei vinti con ciascuna.

E per ciascuna Nole ha recuperato ricordi legati alle caratteristiche tecniche. Ha indicato nella Graphene XT Speed Pro, il telaio bianco e nero con dettagli giallo fluo, la racchetta più affidabile, quella di un periodo di dominio assoluto, con la fantastica serie di tutti e quattro i tornei dello Slam vinti consecutivamente anche se non all’interno dello stesso anno solare.

E ha spiegato il delicato passaggio da quel modello all’edizione successiva, quella Graphene Touch Speed bianca nera e rossa, con una serie di modifiche necessarie a dargli maggiore supporto nel gioco dopo l’infortunio e il successivo intervento al gomito. Un attrezzo allungato, ma soprattutto con un reticolo corde meno fitto e dunque più confortevole e performante.

Abbronzato e come sempre tirato a lucido, Nole ha spiegato come nei vari passaggi da un’edizione all’altra per lui fosse importante anche la cosmesi della racchetta, in particolare la colorazione dell’ovale, che ogni giocatore ha sempre davanti a sè in fase di risposta al servizio e non solo, un punto di riferimento visivo e spaziale. Nel processo di evoluzione del doppio colore aveva sempre preferito una predominanza del nero sull’ovale del piatto corde.

Ora, per l’ultimo sprint verso altri Slam, le Olimpiadi e le sfide dei giovani inseguitori (Sinner e Alcaraz su tutti) ha ottenuto la soluzione più semplice e al tempo stesso più raffinata, il telaio tutto nero. La scelta dei puristi, alla Federer, mille miglia lontano dai colori pastello o fluo che piacciono a Nadal.

La fibra di carbonio, con inserti di Graphene, materiale super resistente ma iperleggero, messa lì a vista, a sostenere le corde (nel suo caso ibrido di fibre sintetiche e budello naturale) che impattano la palla. La Leggenda è servita: si va in campo a continuare la storia.

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