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Madrid-Santa Margherita di Pula: 14 anni dopo, Aravane Rezai riparte

Dopo tanti problemi di depressione e di fisico, conditi dal tumultuoso rapporto con papà Arsalan, la franco/iraniana gioca un torneo ITF la settimana del mega-torneo dove esplose salendo al numero 15 del mondo

di | 24 aprile 2024

Guardi l’albo d’oro di Madrid e leggi, nel 2010, un nome sbiadito dalla vita, Aravane Rezai. All’epoca la ragazza nata in Francia da genitori iraniani, aveva 23 anni ed era pervasa dal sacro fuoco, correva frenetica per tutto il campo e colpiva ogni palla a più non posso, indemoniata come la voleva papà Arsalan, suo sponsor, motivatore, coach, tutto. Anche troppo, come sospettarono subito i più e come dimostrò nei fatti l’ennesima storia di padre-padrone dello sport che investe ogni avere e ogni energia sua e della famiglia nella futuribile carriera sportiva di un figlio. 

CROLLO

Quell’anno nella capitale spagnola la Rezai fece scalpore: eliminò al primo turno l’ex numero 1, Justine Henin, e quindi anche Jankovic e Safarova, aggiudicandosi il titolo con la magica rimonta da 2-5 nel secondo set contro Venus Williams. Anche se il suo viaggio in paradiso si concludeva praticamente lì: poi è stato tutto un via vai purgatorio-inferno, con distacchi e ritorni dal tennis e dal famigerato papà, crisi di fiducia e tentativi falliti, depressione e disperazione. Dal primo timido, e infruttuoso riaffacciarsi sul Tour nel 2015, a quello successivo del 2017, diluito poi negli anni a una apparizione qui e una lì, nel 2018 e nel 2019, sulla scena ITF, perdendo comunque sempre spesso troppo presto partite e fiducia. Esperienze da far cadere le braccia per chi aveva vinto 4 titoli WTA. 

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LA SCOMMESSA DI ARAVANE REZAI

Esperienze così traumatiche da ritirare la denuncia per violenze contro papà per tornare addirittura ad abbracciarlo nel 2021, anche come allenatore: “Ho capito che mi ama e che vuole il meglio per me. Certo, se nel 2019 mi avessero detto che sarei tornata ad allenarmi con mio padre, avrei risposto che era impossibile”. Otto mesi di prova - e di prove che devono essere state ancora tremende - e, in una conferenza stampa-shock, l’annuncio della povera Aravane della nuova separazione dal padre. Non più da bambina confusa, ma da donna disperata che denunciava il genitore alla stazione di polizia di Boulogne-Billancourt facendolo espellere dal circuito WTA, com’era tristemente successo in passato a papà Pierce. “Una  scelta di sopravvivenza”, raccontava. “In tutta la vita, i miei genitori mi hanno insegnato che dovevo dipendere soltanto da loro. Voglio essere un esempio per altre donne, che a differenza mia non possono dire basta alle loro sofferenze. Questa battaglia mi fa piangere ogni giorno, ma se dovessi vincerla avrò successo nella mia carriera”.

IL CAMMINO 

Bisognosa d’aiuto, aveva percorso il Cammino di Santiago di Compostela, mischiata a tanti altri disperati pellegrini, per uscirne finalmente diversa. “Mi ha salvato la vita, ho ritrovato il mio spirito”, raccontava riassumendo il fallimento degli appena nove tornei in sette anni.

Chissà che cosa avrebbe potuto raccontare degli anni precedenti, quelli in cui aveva deciso di abbandonare la bandiera iraniana per giocare sotto quella francese, o anche prima ancora quando i Rezai si spostavano con un furgone rosso di torneo in torneo (alla Agassi), arrangiandosi per tutto, chiedendo aiuto a tutti per sé e la sua famiglia tutta sulle sue spalle. Con quel papà tanto dedicato e generoso, ma anche troppo severo, troppo duro con una figlia adolescente immolata al tennis, troppo intransigente ed esigente. Tanto che nel 2007 la Federazione francese le tagliò i sussidi per le continue richieste economiche di papà che aveva aggredito il padre della collega russa Elena Vesnina, colpendo accidentalmente la figlia. 

Il solito papà sognatore, che scommetteva: “Aravane diventerà la numero 1 del mondo”. Ma, si sa, di Richard Williams ce n’è stato uno, e uno solo. Così come di super-coach miracolosi quanti ce ne sono? Infatti anche Henri Leconte fallì nel tentativo di riportare a galla il talento naturale della ragazza ripartendo dai campionati nazionali e da una condizione atletica davvero insufficiente.

Mentre il cinematografo metteva insieme il puzzle per farne un film dai contorni drammatici e lei faceva altrettanto col suo fisico dopo l’ernia del disco del 2021: “Dopo tanti dolori e troppo cortisone, mi avevano detto che forse avrei perso l’uso della gamba destra, fortuna che ho trovato altri specialisti e un’altra diagnosi. L’ernia non aveva davvero reciso i nervi ma ci ho messo tanto a recuperare la piena sensibilità delle gambe”. Anche se il riassemblaggio più complicato è stato quello dei sentimenti, la ricongiunzione con la famiglia, a cominciare da papà Arsalan.

RIECCOLA

Questa settimana Aravane ci riprova a Santa Margherita di Pula in un torneo ITF da 25mila dollari proprio in parallelo con la grande vetrina di Madrid, il torneo dove esplose 14 anni fa. E la lontananza fra i due palcoscenici è evidente almeno quanto l’immagine della pimpante e gioiosa 23enne di allora messa accanto a quella della 37enne dal viso vissuto di oggi.  “A volte quando mi rivedo non mi riconosco. Non sono più la stessa donna, né la stessa giocatrice". Allora, Aravane voleva conquistare il mondo, oggi le basta: “Rientrare fra le prime 200”.

E lei, ripensandoci, dice: “Il tennis era una questione di vita o di morte”. Allora, era curiosa di scoprire e di scoprirsi, oggi vuole insegnare: “Voglio trasmettere quanto ho imparato, sia nel fallimento che nella vittoria, alle generazioni future. E per trasmettere le cose bisogna averle vissute”.

Allora, papà la spingeva ad essere sfrontata e anche irriverente, oggi lei recita: “Il tennis è secondario, non mi renderà felice. Cerco di essere il più umile possibile, anche perché ripartire davvero dal basso, praticamente da zero, è molto complicato, anche finanziariamente, non posso viaggiare troppo lontano, arrivo a fine mese solo con l’aiuto dei miei genitori, di mio fratello e di due sponsor. Mi metto alla prova, vediamo che succede, faccio di tutto per arrivare ma non a tutti i costi”. Oggi la sua visione delle cose, tutte le cose, è lontanissima dalla Aravane di 14 anni fa. Chissà se è vero che in lei “non c’è odio, paura e tristezza”. Chissà.

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